REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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MELODIE SINISTRE E IPNOTIZZANTI PER UNA BAND IN BILICO TRA PRESENTE E PASSATO
Prende lo stesso nome del gruppo il quarto album della band indie rock di New York che, sulla scia dei successi e delle sonorità sperimentate in passato, offre un volto in parte nuovo rispetto ai lavori precedenti.
I riferimenti musicali da cui gli Interpol traggono ispirazione risiedono senza dubbio nei brani dei Joy Division o dei Cure, ma rispetto a questi gruppi storici il terzetto statunitense, sulla scena indie dal 1998, sa sempre conservare un’indole votata alle sonorità malinconiche, a tratti sinistre.
Negli album precedenti, e in particolare in Antics (2004), gli Interpol hanno definitivamente manifestato le loro intenzioni e il loro stile musicale, confermato poi nel 2007 con Our Love To Admire. Nonostante questa forte personalità, che il gruppo ha saputo mantenere nel tempo, Interpol resta comunque un lavoro con una propria autonomia rispetto ai vecchi brani. Il singolo con cui l’album ha fatto il suo ingresso nel mercato discografico mondiale si intitola Lights ed è uno dei pezzi più lenti e cupi dell’intero album (e forse dell’intera carriera della band). Per tutta la sua durata sembra che il brano sia sempre sul punto di incominciare senza mai arrivare ad un ritornello ben definito, caratterizzandosi per una melodia che si ripete all’infinito, con un’alternarsi di bassi e batteria che solo verso la fine sembra incalzare acquistando velocità. La sonorità del pezzo pare inoltre avvolta da un’atmosfera quasi mistica, supportata e confermata anche dalle suggestive immagini del video ufficiale.
In alcuni momenti dell’ascolto di Interpol sembra quasi di cadere in un vortice sonoro, risucchiati e ipnotizzati dai suoni. È soprattutto Memory Serves, secondo brano nella tracklist, a suscitare maggiormente questo effetto ipnotico, evidentemente scatenato dal costante impiego della chitarra e da un’atmosfera meno seriosa rispetto agli altri brani. Una delle tracce migliori è sicuramente Summer Well, non soltanto perché più ritmato rispetto alla linea generica dell’album ma anche perché più variegato nella commistione dei suoni e più “colorato” nella scelta degli strumenti predominanti e della parte vocale.
Il pezzo più discordante è Try It On. Rispetto alle altre tracce, che hanno una identità tipica che si esplica nell’utilizzo di sonorità cupe o di melodie più ritmate, questo pezzo sembra quasi un elemento fuori dal coro. In generale gli Interpol sono stati in grado di non tradire le aspettative; al contrario la band ha dato prova di come sia possibile conservare l’eredità dei lavori passati aggiungendo nuovi tasselli, scaturiti da una acquisita maturità musicale.
Voto: 6/10
A cura di Laura Ressa