REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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FUMETTISTI VS YOUTUBERS E LA PSICOSCIMMIA. INTERVISTA A SAL MODUGNO
«Fumettisti contro Youtubers. È questa la guerra, è questo il conflitto. E deflagrano ora» scrive Andrea Plazzi in una nota del volume Fumettisti contro Youtubers (Blatta production), il cui crowfunding è attivo su Eppela. Abbiamo intervistato Sal Modugno, uno degli autori dei fumetti del volume, per chiedergli dettagli di questo scontro mediale e generazionale e del giovane collettivo La psicoscimmia, che produce una rivista semestrale.
Perché i fumettisti individuano negli youtubers il
loro nemico naturale? Gli autori di video su YouTube si occupano di svariati
argomenti fra cui i fumetti, come mai
sentite che la vostra categoria è particolarmente minacciata da loro? Forse
perché gli youtubers sono invitati come ospiti alle fiere del fumetto? Che
ruolo ha il pubblico in questo scontro
Fumettisti e youtubers non
sono nemici naturali. Semplicemente sono diventati conviventi in un contesto
che fino a qualche tempo fa vedeva protagonisti solo i fumettisti e i loro
personaggi. È vero che gli youtuber parlano spesso anche di fumetti ma non solo
di quello. Parlano di qualunque cosa, di cinema, di libri, di temi di
attualità, sono opinionisti del web a briglia sciolta. Molti sono anche
interessanti da ascoltare, diversi sono veramente divertenti e realizzano anche
corti di qualità, ma la legge dei grandi numeri è spietata. A muovere le masse
sono i gamer e gli opinionisti più
estremi, che non hanno nulla di veramente originale da dire e spesso nemmeno le
competenze per dirle, eppure lo fanno e vengono osannati per motivi che vanno
dalla simpatia all’ignoranza di chi li ascolta, fino alla semplice avvenenza.
Questo poteva anche andar
bene fino a quando gli effetti di tale fenomeno non si sono riversati in
contesti una volta ritenuti di nicchia come, appunto, le fiere di fumetto. Un
meeting con un grande autore di fumetti (contemporaneo, ahimè!) vanta
un’affluenza di pubblico analoga, quando non inferiore, rispetto a quella di
uno youtuber. E parlo di qualcosa che ho visto con i miei occhi. Questo
significa che il pubblico delle fiere, anche se notevolmente incrementato, è
mutato nella sostanza. Da quando essere nerd è diventata una moda mainstream i fumetti sono passati in
secondo piano e perfino il rilancio del medium attuato da operazioni
cinematografiche, trasposizioni in serie TV, riedizioni di lusso e perfino sul
piano linguistico (nessuno fa più fumetti, ora fanno tutti graphic novel) si è rivelato un boomerang.
Per un fumettista oggi è
importante avere un sacco di followers
per essere notato dalle case editrici, il talento e i contenuti sono ormai
irrilevanti. Questo sistema ha generato aberrazioni tali che è più facile che
uno youtuber pubblichi un libro con un grosso editore che non che un fumettista
emergente pubblichi un fumetto con lo stesso editore. Fumettisti e youtubers
devono sottostare alle stesse regole ma per gli youtubers si tratta di regole
che costituiscono quasi una sorta di “statuto silente” mentre per i fumettisti
è una novità, un sistema che non garba a molti. Me per primo.
Lo youtuber, inteso
nell’accezione negativa sottintesa nel titolo, rappresenta questo per il me
fumettista, incarna il fallimento di un sistema. Non puoi scrivere youtuber senza youtube e questo già la dice lunga sul loro debito verso un sito
più che un medium vero e proprio, che nel loro caso, a voler essere tecnici,
sarebbe il video. Per noi è diverso: per scrivere fumettista ti serve per forza la parola fumetto.
Quanto si è allargato il panorama degli eventi
legati al fumetto? Quali categorie include? Quali, secondo voi, dovrebbe
includere e quali escludere? Credi che possa essere vantaggioso per i
fumettisti che si organizzino eventi riservati al solo mondo del fumetto? E
come lo delimitereste? (Vi rientrano gli adattamenti cinematografici? Il gaming?
Il cosplay? I cartoni animati?)
Gli eventi legati al
fumetto si sono moltiplicati notevolmente negli ultimi anni ma non certo come
conseguenza di una improvvisa nobilitazione di questa forma d’arte agli occhi
del grande pubblico. Io penso che il fumetto non sia stato effettivamente
rivalutato quanto piuttosto saccheggiato, sfamando diversi settori in crisi,
come il cinema o l’editoria, quella che si occupa di prodotti da libreria e che
ha sempre snobbato il fumetto, mentre oggi ci specula su con edizioni
costosissime e giocando a fare talent
scouting di giovani promesse sulla base dei like che vantano. I fumetti da edicola sono apparsi in libreria
accanto ai soliti Pratt e Manara, hanno invaso il cinema e i social, quindi
hanno ampliato il loro pubblico, che però ora è diverso, ed è sulla base di
questa nuova utenza che si modellano le convention
di settore. Puoi conoscere le grandi icone attraverso i film, i videogiochi, le
serie TV e quindi i giganti continuano, per usare un neologismo simpsoniano, a titaneggiare mentre il settore resta in
crisi. Da un lato le grosse etichette che aggirano la crisi estendendo il
mercato, dall’altro le nuove leve che faticano a emergere e che, se riescono a
pubblicare, non riescono a viverci. Un tempo i Comicon erano la Mecca per gli esordienti, oggi ce ne sono molti di
più eppure non sono più a misura di fumettista. Fioccano fiere anche nelle
province meno conosciute e se figura un fumettista nel programma è già tutto
grasso che cola. Spesso sono artisti locali a basso costo contro youtubers più
famosi, perché è indubbio quale dei due settori attiri maggiormente e quindi su
cosa si investe più volentieri per una sagra di paese (passatemi
l’espressione).
Le categorie incluse sono
ormai le più disparate proprio per questo. Non si riesce più a capire dove
finisca il fumetto e dove inizi il videogioco o il film e quindi l’estensione è
stata inevitabile. Circa le aree che secondo me non hanno ragione di esistere
in una fiera di comics, direi che quella degli youtubers resta la più
eclatante. Se voglio un opinionista del fumetto mi rivolgo a testate e
giornalisti di settore, a studiosi del medium,
non a nerd che vivono nelle fumetterie e filmano le proprie opinioni con la
webcam integrata nel PC. Come puoi prendere sul serio un settore se non fai una
netta distinzione tra appassionati amatoriali e vero apparato critico?
I cosplay colorano, i
videogiochi attingono al fumetto da sempre, perfino i cinecomics, per quanto
ormai oggettivamente brutti, possono trovare spazio in una fiera del fumetto.
Ma gli youtubers no. Per loro servirebbero delle fiere a parte e non lo dico
per antipatia, sia chiaro, ma perché obiettivamente manca un vero punto di
contatto. Accorpare tutto significa generalizzare e questo fa male a entrambi i
mondi. Che le fiere di fumetto tornino a contare sulla forza dei fumetti per
rimediare un pubblico vasto e interessato.
Nei fumetti del volume FCY, molti fumettisti sottolineano che la comunicazione oggi abbia
più peso della produzione; che i contenitori vuoti attirino più apprezzamenti
dei contenuti. Perché non è possibile giocare sullo stesso terreno e provare a
comunicare al meglio i propri contenuti (anche su YouTube, come alcuni di voi
fanno?)
Nessuno dice che non sia
possibile, ma il punto è che youtube non è un mezzo è solo un canale. Il mezzo
è il video e i booktrailer, per
esempio, sono una realtà antecedente all’avvento degli youtubers. Usare youtube
per promuovere un fumetto o il mondo del fumetto in generale è possibile e
avviene già. Io stesso, anni fa, quando un programma Rai intitolato Social king accese per la prima volta i
riflettori sul mondo degli youtubers, decisi che avrei potuto usare youtube per
fare video in cui presentavo i fumettisti che mi avevano formato ma che,
secondo me, stavano cadendo un po’ nel dimenticatoio. Avevo qualcosa da dire e
pensai che youtube fosse un buon canale per veicolare il messaggio.
Ma il punto è un altro.
L’utenza.
Siamo portati a credere
che il fumetto ormai sia una cosa sdoganata e apprezzata su larga scala ma non
è così. Molta roba che gira sui social non presenta una qualità tale da poter
rappresentare in maniera credibile il fumettomondo.
È solo roba che piace agli internauti, ma non bisogna commettere l’errore di
credere che se nell’Era 2.0 tutti gli appassionati di fumetto sono anche
internauti è necessariamente vero il contrario. Conosco ragazzi che sognano di
fare i fumettisti e non hanno mai letto Andrea Pazienza o Alan Moore, ma
condividono le vignette di Zerocalcare e Labadessa. Beh, se questi ultimi non
fossero nati sulla rete sarebbero stati così apprezzati dall’internauta medio?
Se invece avessero esordito con una pubblicazione da edicola, come sarebbe
andata? Nessuno può saperlo, ma di certo si sarebbero rivolti a un pubblico
diverso attraverso un canale diverso.
Il target è importante per
veicolare un messaggio e costruire una campagna efficace per un determinato
contenuto. Non si può giocare sullo stesso terreno se si lavora in aree
culturali differenti, chi segue Ratigher è diverso da chi segue Favij.
Qualcuno spesso, quando il
pettine si incaglia su questo nodo, tira fuori la parolina magica, Sio, e io puntualmente preciso che Sio
non è nato fumettista e che quelli che postava su youtube tecnicamente non
erano fumetti, erano dei piccoli corti animati e doppiati. Al fumetto ci è
approdato dopo, a mio avviso in maniera piuttosto forzata e non certo per
apportare un contributo essenziale alla Nona Arte.
Gli autori di FCY
sono trentenni o quasi, evidentemente si tratta di uno scontro generazionale, e
gli youtubers sembrano avvantaggiati da una naturale competenza tecnologica. Credi
sia possibile che la considerazione negativa degli youtubers sia in qualche
modo lo stesso rigetto del nuovo che ha caratterizzato da sempre la nascita di
fenomeni culturali
Credo che qui il problema
sia semantico. Continuo a dire che youtuber è un termine troppo generico. Nel
titolo del volume viene utilizzato con accezione negativa e sottintendendo i
classici opinionisti della rete un po’ spocchiosi e vanesi, ma su youtube non
c’è solo quello.
Il rigetto non è dovuto al
rifiuto del nuovo mezzo ma all’uso che talvolta se ne fa e a come sembra che si
tenda a premiare chi cura più la confezione che il contenuto. Ricordo gente che
si stracciava le vesti per webserie oggettivamente brutte e piene di attori
dilettanti e voragini narrative.
No, credo che il punto sia
un altro. La sinossi in quarta di copertina del nostro volume sembra un po’
provocatoria ma in fondo è la chiave di volta per capire il fenomeno: se gli youtubers possono parlare di fumetti,
possono i fumettisti parlare di youtubers?
Nonostante sembri scontata
per una naturale proprietà transitiva, la risposta appare incerta. Finché un
nerd con la maglia di Star Wars si filma nella sua cameretta dicendo che
l’ultimo numero di Batman fa schifo (nonostante probabilmente non sappia né
scrivere una storia né disegnare anche solo il logo di Batman) va tutto bene,
se poi un fumettista scrive una storia in cui bersaglia ironicamente una
categoria come quella degli youtubers, fioccano le perplessità e gli insulti.
Passando alla Psicoscimmia: si tratta di un
collettivo di quattro persone con una pubblicazione semestrale (a maggio 2018
la seconda uscita). Che tipo di valutazione viene fatta nella scelta dei
contenuti? Quali obiettivi vi siete posti? (Valorizzazione dei talenti locali?
Spazio di miglioramento individuale e collettivo? Fare massa critica per
ottenere una maggiore diffusione e visibilità?)
La Psicoscimmia è un
progetto ambizioso per molti motivi. Innanzitutto perché si pone un obiettivo
molto ambizioso, e cioè dare voce ai fumettisti esordienti della scena
pugliese.
Quando io, Vittoria Ricci,
Michele Santoruvo ed Ettore Basciano abbiamo deciso di riunirci in un
collettivo lo abbiamo fatto perché avevamo studiato la scena indipendente
bolognese che si è affermata tra gli ultimi Anni Novanta e la prima decade dei
Duemila e che costituisce attualmente il nuovo panorama fumettistico. Il loro
esempio ci ha spronati a poggiare i gomiti sul tavolo e a provare a costruire
anche noi una nostra scena indipendente pugliese, alla maniera dei vecchi
partiti politici, e cioè raccogliendo adesioni attorno a una rivista.
Se nessuno ti dà voce,
comprati un megafono. E noi l’abbiamo fatto.
In un momento storico in
cui se voglio pubblicare spesso mi vengono chiesti dei soldi, abbiamo preferito
investire i nostri in una rivista, La
Psicoscimmia, che raccoglie i contributi di altri dodici artisti oltre noi,
tra scrittori, fumettisti e illustratori. Il periodico è finanziato da tutti i
partecipanti, che hanno un certo spazio a disposizione in cui sbizzarrirsi con
la propria arte. L’unico vincolo è il tema, che varia di numero in numero. Nel
primo numero, pubblicato a novembre, ci siamo occupati di scimmie in quanto il
collettivo è caratterizzato da un’impostazione piuttosto singolare, e cioè quella
di un culto religioso che adora una divinità immaginaria, la Psicoscimmia
appunto.
Il nostro obiettivo è
diventare il centro della scena pugliese. La selezione dei lavori è quasi
automatica. Molti dei ragazzi che collaborano con noi ci hanno conosciuti attraverso
la rivista o la pagina Facebook e ci hanno contattato proponendoci i loro
lavori.
Il principio è semplice:
se stilisticamente sei valido, qualunque sia il tuo genere, puoi pubblicare con
noi. La cosa a cui teniamo maggiormente è la qualità e ci ha fatto enorme
piacere constatare che le copie del primo numero hanno lasciato a bocca aperta
librai, fumettisti affermati e operatori del settore. Ognuno di noi quattro ha
messo a disposizione le proprie competenze per tirare fuori un prodotto
professionale: io, che nella vita sono grafico e impaginatore, mi sono occupato
della confezione, Vittoria, che sa essere un mastino, ha gestito la parte
organizzativa (oltre a realizzare la splendida copertina), Michele, che è
quello più social, ha diffuso il verbo nell’etere ed Ettore ha quasi salvato la
pubblicazione quando, a pochi giorni dalla stampa, un collaboratore è venuto
meno e lui ha dovuto sopperire alla sua assenza scrivendo una recensione
cinematografica in tempo record!
La gratificazione più
grande ci è arrivata qualche settimana fa, quando Capitan Artiglio, un
bravissimo disegnatore ormai affermato, alla vigilia della pubblicazione del
suo primo libro per Bao, ha accettato di illustrare la copertina del secondo
numero della rivista dedicato ai dinosauri.
La Psicoscimmia è l’inizio di qualcosa che val la pena tenere d’occhio, ve lo
assicuro!
Il crowfunding su Eppela è qui
Questa è la pagina FB di Fumettisti contro Youtubers
Questa è la pagina FB della Psicoscimmia