REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
COPYRIGHT POOL ASS.NE DI PROMOZIONE CULTURALE - C.F. 91088660724
UNA TRADUZIONE EFFICACE PER GEOFF DYER
La lamentela sulla traduzione creativa dei titoli in italiano è diffusa: in genere ci si concentra sui film, ma in questo caso si tratta di un libro: Il sesso nelle camere d’albergo, di Geoff Dyer (Einaudi 2014). La riflessione non è fine a sé stessa, ma funzionale alla considerazione di quale sia il pubblico che l’editore italiano vuole raggiungere, e in quali modi tenta di farlo.
Il titolo originale del libro è Otherwise Known as the Human Condition: anche questo è tratto da uno degli articoli presenti nel volume, in italiano «Anche detta condizione umana». Inutile dire che la scelta originale consente di racchiudere il senso di tutti i pezzi giornalistici di Geoff Dyer qui riproposti, dato che spaziano in vari ambiti e che il loro massimo comune denominatore è la condizione umana – a dire il vero, quella di Dyer su tutte.
«Il sesso nelle camere d’albergo» è un breve testo presente nel volume, ma eliminabile senza alcuna conseguenza. Ora, il vero problema non riguarda il fornire una informazione errata sul contenuto del libro – nessuno potrebbe aspettarsi un saggio sulle pratiche amorose in hotel, un kamasutra da viaggio, un vademecum vacanziero per rinvigorire la coppia.
No, la questione riguarda l’indirizzo di genere fornito dal titolo: più serioso nella versione originale, più pop in traduzione italiana. Il primo è più adatto alle sezioni «Visivi», «Musicali», «Orali», pezzi sull’arte che si configurano come un groviglio interconnesso di stimoli e opinioni dell’autore a partire da un prodotto culturale (le fotografie di Robert Altman, i libri di Kapuściński, la musica jazz da Duke Ellington a oggi). Il titolo italiano, invece, è adatto alle sezioni «Variabili» e «Personali», in cui Geoff Dyer, smessa la postura del critico serio ed egotico, paradossalmente proprio parlando di sé diventa più simpatico, e più piacevole da leggere. Ci dice delle sue esperienze con vari tipi di droga e in generale dell’allargamento sfrenato delle porte della sua percezione, si dipinge come refrattario al lavoro e felicemente mantenuto dai sussidi statali (o tempo felice!).
La traduzione del titolo in italiano, in definitiva, è un artificio editoriale fastidioso ma utile: il lettore che affronti, uno dopo l’altro, tutti gli articoli di Dyer, si ritroverà in fin dei conti a tu per tu con un critico interessante, che mette a disposizione, accanto alle sue riflessioni a volte pindariche sull’arte, la rappresentazione di una persona che ha trovato nell’arte un completamento dell’esperienza.
Se, ci avverte lo stesso autore nell’introduzione, la pubblicazione in volume di «pezzi di occasione» è sempre guardata con sospetto, ancor più in presenza di un autore delle cui opere ‘istituzionali’ non si abbia una conoscenza approfondita, è anche vero che una confezione editoriale ben riuscita può veicolare la conoscenza di questo autore e favorire il percorso inverso – il recupero del romanzo Natura morta con custodia di sax – e l’espansione alle letture consigliate nel testo – i citatissimi John Berger e il Lawrence di Figli e amanti. Il compito dell’editoria è questo, in fin dei conti, attirare, incuriosire, sedurre.
A cura di Carlotta Susca