REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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IL ROMANZO DI DAVE EGGERS DESCRIVE IL POPOLO DEI SOCIAL
Le mail, le chiamate, i messaggi, Whatsapp, le notifiche su
Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram, Google+. Le pagine gestite, gli inviti
agli eventi, i compleanni, i promemoria, gli appuntamenti sul calendario con
avviso e ripetizione dell'avviso. I newsfeed. Le notifiche dei giochi. Il suono
della goccia, la suoneria dei messaggi e quella delle app.
Verificare ogni informazione richiede tempo ed energie, e la
costante connessione al flusso delle notizie ci rende allo stesso tempo il
centro e il nodo secondario di una rete di comunicazioni in costante
scorrimento. Perennemente distratti dal suono delle notifiche e dal rosso
impellente degli aggiornamenti, siamo facilmente indotti a considerare di pari
importanza, parimenti urgenti, tutti i messaggi. Da cittadini di una democrazia
digitale, garantiti nell'accesso a tutto, rischiamo la facile sudditanza al
sistema di riflessi condizionati che ci fa allarmare, e allo stesso tempo
galvanizzare e spingere alla risposta compulsiva.
Su questo riflette l'ultimo romanzo di Dave Eggers, Il
cerchio, ambientato nella sede della multinazionale omonima in cui lavora Mae,
e che ricorda allo stesso tempo Google, Facebook e un incubo kafkiano o
buzzatiano in cui gli eventi si susseguono in un crescendo di connessione,
entusiasmo stridulo e progressiva transizione verso la trasparenza completa,
verso il ´completamento del cerchio´ che consiste in una totale assenza di
angoli privati. Il paragone con 1984 è inevitabile, è stato fatto e smontato,
ma il riferimento a Orwell è ancora più evidente se si pensa alla Fattoria
degli animali, e alla comparsa, anche nel romanzo di Eggers, di regole per un
luminoso futuro, mostrate a tutti "a grandi lettere bianche" sullo schermo di
una riunione plenaria:
I SEGRETI SONO BUGIE
CONDIVIDERE È PRENDERSI CURA
LA PRIVACY È UN FURTO
Quello fra gli scettici e gli entusiasti delle nuove
tecnologie si configura non più come uno scontro generazionale, ma come una
questione ontologica: se è vero che non c'è identità se non nella relazione,
deve necessariamente essere vero che non ci sia umanità se non
nell'interconnessione? A quante porzioni di diritto all'oblio occorre cedere, e
in nome di cosa? Di una maggiore sicurezza (è questo il ricatto del Cerchio)?
Quante informazioni personali è necessario rendere pubbliche per guadagnare in
efficienza sulla pubblicità ricevuta?
Il romanzo di Eggers rappresenta il lato oscuro del SEO,
l'altra faccia del progresso, e si spinge fino al paradosso per cui la
protagonista Mae, una normalissima sciocca e irritante entusiasta, priva di
personalità e ottusa di fronte alle richieste continue e al rilancio (due, tre,
nove schermi, una telecamera che filma la sua vita in diretta -- live! -- come
fosse questa l'essenza dell'umanità), preferisce una relazione insoddisfacente
ma a cui dare il massimo dei voti (un 'like' pubblico ma inautentico) a un
rapporto intenso ma clandestino, contro il sistema.
È facile sentirsi outsider nel suggerire che la connessione
costante sia, di fatto, una forma di totalitarismo mascherata da democrazia, e
di sicuro la risposta non è il rifiuto totale della modernità, ma è altrettanto
facile unirsi acriticamente al cerchio, costringere anche gli altri alla
trasparenza totale, spingersi verso la chiusura di una forma che, lungi
dall'essere perfetta, risulta poi un panopticon da cui diventa impossibile
evadere.
A cura di Carlotta Susca