REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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LA ACID JAZZ RECORDS LANCIA IL DEBUT-ALBUM DEI NEW STREET ADVENTURE
Un salto nel passato, diretto verso i fasti del northen soul, ma con un taglio che vira al pop dei nostri giorni. Un ritorno alla Acid Jazz Records, la mitica label che dal 1987 ha dettato il suono di un’epoca, portando Gilles Peterson e Eddie Piller a diventare i guru di una fra le più significative scene made in UK. È con queste premesse che i New Street Adventure presentano No Hard Feelings, l’album prodotto da Mitch Ayling (batterista della band r’n’b The Milk) e già adorato dalla BBC.
Intimamente votato alla melodia – sia nella costruzione dei brani che nell’utilizzo ammiccante della voce – No Hard Feelings mette in fila gli stilemi più efficaci di genere, puntando su stop e ripartenze per accentuare le venature popular. A completare le suggestioni vintage ci sono poi le trombe sbarazzine, gli archi elegiaci e le immancabili backing voice, marchio di fabbrica di un’intera scena. Reminiscenze brit fanno capolino in brani come Be Somebody o She’s An Attraction, il rock à la Arctic Monkey prorompe in Foot In The Door prima di arrivare al ritornello, mentre il romanticismo vince in No Hard Feelings. Un progetto discografico, dunque, a metà strada fra passato e presente, come ci racconta direttamente la band londinese a pochi giorni dall’uscita del disco.
Avete pensato fin da subito alla Acid Jazz Records mentre componevate l’album?
In effetti no, conoscevamo da un po’ Eddie Piller già da un po’ e quando ci ha chiesto di firmare con la sua label avevamo ormai tutte le canzoni pronte. La label ci ha però aiutato parecchio durante il missaggio, un aspetto nel quale non eravamo molto esperti e che ci ha permesso di imparare davvero tanto!
In No Hard Feelings c’è una felice commistione fra passato e presente, ma il ritmo resta il centro della vostra musica. Avete sviluppato ogni traccia partendo da questo aspetto?
In realtà non partiamo con un ritmo nella testa. Il processo di scrittura è sempre differente, non c’è mai una modalità prestabilita, e le ritmiche tendono poi ad andare al loro posto.
Pensate che in Europa sia arrivato il tempo di una new wave del suono soul?
Sì e no. C’è un sacco di movimento ed è qualcosa da cui ci sforziamo di allontanarci. Non vorremmo essere posti alla stregua di una tribute band o di un artista che sta provando a realizzare qualcosa che è già stato fatto. D’altra parte ci sono pochi altri gruppi che utilizzano le loro influenze soul in modo positivo, come The Milk, The Tapestry e Normanton Street…
Come è stato lavorare con Mitch Ayling?
Essere in studio con Mitch ha significato lavorare con un grande produttore. Avere qualcuno al di fuori del progetto che arriva con idee che non avresti mai avuto e che restano in linea con la tua visione è ciò di cui ogni band ha bisogno. Mitch ci ha salvato, ha saputo vedere che avevamo alcuni ottimi pezzi che avevano bisogno di quel qualcosa in più per diventare grandi canzoni. Se non avessimo incontrato Mitch non sappiamo davvero dove saremmo adesso!