REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
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JONATHAN COE NELL'EUROPA PRIMA DELL'UNIONE
All’ombra dell’Atomium, nel 1958, l’Unione Europea appare un sogno da ingenui. Tra i padiglioni dell’Expo di Bruxelles gli Stati del Vecchio Continente si studiano con diffidenza cordiale: è abbastanza per confondere un basso funzionario del governo, inviato da Londra senza un’idea precisa di cos’è giusto pensare. E se la commedia è diretta da Jonathan Coe, niente di più facile che sia “scoppiettante” come promette la fascetta: la satira rivolta al thatcherismo e ai suoi cascami ha saputo puntellare degli intrecci nient’affatto pretestuosi, fagocitando e risputando con nonchalance modelli letterari difficili perché esausti o perché macchinosi. Sarà così per questa sorta di spy story, in cui la Storia ci concede di sapere da subito chi gioca nella parte del cattivo? Su questo paradosso dovrebbe incardinarsi l’ironia del romanzo, e se a una storia di spionaggio si toglie la suspense è naturale chiedersi cos’altro resti.
Ben poco, a quanto pare: e il lettore rischia di provare meno simpatia per i personaggi che per il corso stesso degli eventi. Assieme alla Storia, il lettore del 2013 può permettersi di fare ironia su personaggi inconsapevoli del proprio ruolo strumentale, per poi dimenticarli subito dopo; e non può aggiungere altro l’espediente del flash forward che conclude gran parte dei romanzi di Coe. Probabilmente, un lettore del 2060 penserebbe la stessa cosa di noi, eventuali protagonisti di una retrospettiva fiction del futuro. Che sia questo il vero obiettivo dell’ironia dell’autore? Nel dubbio, rimane l’impressione di aver letto un romanzo pretestuoso, che nell’ambientazione esaurisce buona parte della propria attrattiva.
JONATHAN COE
Expo 58
288 pagine
Feltrinelli, I Narratori
€ 17,00
Articolo a cura di Antonella Di Marzio