

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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RACCONTO SEMISERIO DI UN ROMANZO D'AMORE E NON SOLO
Da qualche mese è nelle librerie Ananas e Zenzero, Besa editrice, romanzo di Jacqueline Gentile. In una piovosa domenica di novembre, davanti a un the caldo, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autrice, nella vita counsellor e scrittrice a senso unico alternato.
Dopo la prima raccolta di racconti, Ho Scelto Me, ora siamo approdati a un romanzo vero e proprio. È un divertente e divertito viaggio nella femminilità. Due donne, Marta e Cindy al centro della danza con nevrosi, manie, ansie, errori e debolezze. L’unione delle due ragazze, che dividono un appartamento, è frutto di grandi riflessioni e risate. Marta lavora nella redazione di Stelle&Charme e risponde alla posta del cuore con lo pseudonimo di Natasha, consigliatole dalla sua coinquilina più trendy. È oggetto di angherie da parte della sua capo, ha come stile di vita quello della fuga e ogni volta che le si presenta un problema da risolvere, ricorre al sotterfugio e alla menzogna, una di quelle dette a fin di bene per dare un’aggiustatina al mondo. Cindy, invece, maniaca dell’ordine e di tutte le filosofie universali, segue lezioni di yoga, tai chi, biodanza, mangia cibi sani e naturali e si lascia guidare più dall’istinto che dalla ragione. Vivono ognuna secondo il proprio stile di vita: Marta rinchiusa nella paura e nell’insicurezza, Cindy, più ‘libera’ e spregiudicata nell’affrontare la vita. Probabilmente entrambe sono la faccia di una stessa medaglia. Trovi?.
Sì, è una possibile lettura della loro dinamica relazionale. L'una rappresenta l'ombra dell'altra, Cindy si permette quello che Marta censura a se stessa. Le due donne possono essere viste come due aspetti polari di un'unica persona: attraverso il loro conflitto e una successiva e creativa integrazione, si disegnano i primi passi di un movimento di crescita personale.
Tra di loro subentra a un certo punto del romanzo un problema. Cindy, dato il suo carattere fiducioso nelle connessioni dell’universo, si innamora quotidianamente. Marta, invece, paurosa e troppo preda di pensieri e congetture, non resiste più di sei mesi in una relazione. Cindy conosce Andrea, musicista aitante, e ovviamente se ne innamora follemente, ma, Andrea, dopo aver conosciuto Marta in modo molto comico, sposta la sua attenzione e inizia a corteggiarla. Inevitabile il coinvolgimento amoroso, in un crescendo di bugie e sotterfugi. Il forte focus che si avverte in questo ping pong di emozioni è sulle donne, attrici di questa situazione, mentre Andrea appare poco caratterizzato e quasi decentrato, ma agente di cambiamenti, come altre figure maschili che più in là si incontrano. Vogliamo dire due parole sulla deresponsabilizzazione di Marta e sulla sua progressiva crescita, senza svelare nulla?
Marta è una donna persa nelle trame intricate dei pensieri e, a causa di questo, a volte è poco in contatto con la realtà ma più propensa a voli pindarici di fantasia attuati tra proiezioni grandiose o catastrofiche. La responsabilità cioè 'l'abilità a rispondere' in modo consono ai contesti che via via si presentano è un'accezione dell'età adulta, condizione che Marta rifugge risultando, in più punti dell'intreccio, una Peter Pan al femminile. Solo davanti a una crisi profonda e trasversale, che mette in discussione il suo 'comodo' assetto di vita, Marta trova il coraggio per compiere delle scelte forti. Nella difficoltà s'interroga, scende nel buio antro del vuoto per risalirne più consapevole e pronta a fronteggiare la vita.
Tutte le descrizioni dei personaggi hanno una meticolosità interessantissima, perché giocano attraverso l’ironia mai eccessiva, sui tipi umani. La tua esperienza lavorativa te ne offrirà sicuramente una vasta gamma. Ti sembra corretto metterle così nero su bianco? Scherzi a parte, quanto il tuo lavoro ti ha ispirato?
Il mio lavoro di counsellor è sicuramente molto più di una semplice fonte d'ispirazione: rappresenta un occhio che mi regala la capacità di guardare dentro, oltre e attraverso le persone e le loro interazioni. Gli studi sul carattere mi hanno certamente aiutata a delineare i personaggi e mi hanno dato la possibilità di giocare, con una voluta esasperazione, sulle caratteristiche individuali che non sono altro che modi paritari di stare al mondo. L'uso dell'ironia mi ha consentito di offrire un variegato scenario di umanità che esiste davvero e che è zeppo di potenziali risorse.
Uno degli elementi che ho trovato notevoli è la composizione delle lettere che Natasha riceve in redazione. Al mio occhio sono risultate piene di spunti, perchè molto spesso Marta/Natasha, scontenta per il trattamento subito dal suo capo, o piena di pensieri di altro genere, affronta con leggerezza i problemi che la gente regala a lei in busta chiusa e rigorosamente di carta. M/N , nella selezione, ne fa spesso palline da cestinare e congeda la gente affidandole una parte di responsabilità che lei non si prende e sperando che tutto si risolva per il meglio, magari anche immaginando una soluzione che evita di suggerire. Personalmente, costruirei un libro sulle storie irrisolte di M/N. Che ne pensi? E, secondo me, Marta è molto più autentica adesso che in altri momenti. Sei d’accordo?
L'idea di un libro sulle storie cestinate da Marta è un invito allettante per me! Marta, ricacciando le lettere a cui sceglie di non rispondere in quello che lei chiama luogo di non ritorno, compie sicuramente un'azione di pancia, istintiva. Si tratta di momenti nei quali è in contatto pienamente con la sua emozione e, grazie alla leggerezza che la caratterizza, riesce a dare un suo senso a questo affidare le sorti delle lettrici al Fato, ovviando a un eventuale senso di colpa. Del resto, quando invece sceglie di rispondere, è presente, partecipe con tutta se stessa e a lei piace così.
Il romanzo è da scoprire e lungi da noi svelare la storia. Quello che sicuramente c’è da dire è che la scrittura scorre molto bene e l’autoironia che trasuda non sconfina mai in eccesso. È un romanzo che affida alle donne la capacità di rivedere se stesse, nell’accezione polisemica del termine: come specchio in cui guardarsi e come occasione per revisionare qualcosina, provare a correggere atteggiamenti e percorsi interiori. Lo riconosci come messaggio? È possibile davvero cambiare pelle? Se sì, quale è il segreto?
Cambiare pelle è un po' pretenzioso e anche... inutile. Siamo adattati a stare nel fluire dell'esistenza con la pelle che conosciamo, che custodisce la nostra storia di vita, che ci dà utili segnali, è cucita su misura per noi e che soprattutto ci ha permesso di arrivare fino a qui oggi. Possiamo, però, trovare un modo più creativo e meno automatico di indossarla, rendercela più 'amica', invece di sentirci costretti a subirla.
La copertina ha una foto bellissima. Sia per la foto in sé di Patrizia Ricco, sia perché il simbolo è forte, chiamandosi questa foto Fuga. Si può fuggire sui tacchi?
Credo sia meraviglioso ed infinitamente femminile riuscirci ma lo trovo estremamente complicato e pericoloso... almeno per la sottoscritta!
Da un certo punto in poi il romanzo prende una piena discendente. Le cose sembrano incastrarsi diversamente dall’inizio. Giammai diremo qualcosa, ma in fondo, cosa accade davvero?
Accade che le cose sono lì, sotto i nostri occhi e basta guardarle per scorgerle. Tutto è possibile e noi siamo capaci di realizzarlo, in accordo con i personali tempi e modi. Nel mondo odierno, siamo continuamente stimolati da suoni assordanti, pressati da comunicazioni veloci, abituati all'istantaneità dei messaggi: fermarsi e accoccolarsi, per pochi attimi, in una nicchia di ascolto può indurre ad assaporare bellezze e occasioni che attendono solo di essere raccolte.
Il titolo: Ananas e Zenzero. È la marmellata preferita di Marta, segno di due sapori forti che forse convivono in lei. Lei è una che fa pasticci, corre, corre ed è talmente in balìa delle sue paure che la bloccano e la fanno deragliare dal suo sentire e dal suo sentiero che però poi deve necessariamente trovare una via d’uscita. O no, visto il finale aperto?
E chi può saperlo? Andrebbe chiesto a Marta!
A cura di Laura Rizzo
