REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
COPYRIGHT POOL ASS.NE DI PROMOZIONE CULTURALE - C.F. 91088660724
LA COERENZA ESTETICA DELLA BAND DI DETROIT
Se guardiamo i video dei White Stripes, o le copertine dei loro album, o anche solamente le foto o i video dei loro concerti, è molto probabile che una delle prime caratteristiche che notiamo, forse ancor prima dello stile musicale, della somiglianza tra Jack White e Meg White e della bellezza di alcuni loro video, è la presenza fondamentale di tre colori: il bianco, il rosso e il nero. La domanda, al di là del rapporto con il loro cognome, è come mai ci sia una tale presenza di questi colori all'interno di tutta la produzione, e forse la risposta più adatta è nello stile musicale e in alcuni video realizzati per i loro singoli, ma bisogna andare con ordine e iniziare dalle copertine degli album.
Dall'album d'esordio il colore rosso (accompagnato principalmente
dal bianco e spesso anche dal nero) è una cornice vera e propria, un
incasellamento, quando si aprono i dischi dei White Stripes si ha come
l’impressione di aprire la scatola di una confezione di caramelle, o contenente
giocattoli. I cofanetti bianchi e rossi che contengono i loro vinili e i loro
cd prendono le sembianze di confini entro i quali loro stessi voglio
collocarsi. Le scatole però perdono quasi la loro connotazione cromatica
diventando più che altro il simbolo di una semplicità, di una divisione binaria
e di una vivacità estetica.
Nello stesso modo il progetto estetico è ripreso anche nel
lavoro di Michel Gondry, che elabora la divisione cromatica e la riporta nei
contesti visivi dei video, iniziando da Fell
in Love with a Girl costruito con mattoncini Lego principalmente bianchi e
rossi, nel quale è evidente una corrispondenza quasi cromatica tra il video e
la semplicità della musica, i due “fratelli” fatti di mattoncini suonano
strumenti anch'essi di mattonicini, ma la giocosità del loro sound, vicina allo
stile registico di Gondry, non copre solo l’allegria o la felicità, anzi in
altri brani diventa più malinconica, come ad esempio in Dead Leaves and the Dirty Ground, avendo sempre, tuttavia, il rosso
come punto di partenza.
Nello stesso modo anche negli album successivi il rosso
viene declinato e trasformato mantenendo comunque la forza simbolica
nell'estetica dei White Stripes e arrivando a simboleggiare la musica stessa
nel video di Seven Nation Army girato
da Alex & Martin, nel quale tra il bianco e nero emerge, anche questa
volta, il rosso degli strumenti che acquista spazio con l’incedere del video.
Ma questi sono solo due esempi all'interno di un'intera
discografia, il rosso è costante in tutta la loro carriera, Gondry ritornerà
alla regia di un loro video nel 2005 con The
Denial Twist, che inizia in uno studio televisivo tutto rosso con strumenti
rossi, recuperando la giocosità della musica.
Ma la semplicità cromatica è anche il simbolo di una
semplicità musicale e concettuale dei testi, la scatola all'interno della quale
si collocano i White Stripes è fatta di ritmi semplici, la batteria di Meg
White è quasi sempre vicina a ritmi basilari, ridotti all'osso che proprio per
questo riescono a coinvolgere l’ascoltatore andandosi a fondere con i giri di
chitarra e basso di Jack White, annoverato da "Rolling Stone" tra i
100 chitarristi più bravi di sempre, al settantesimo posto. Anche i
testi spesso riportano una loro avversione nei confronti della tecnologia, o
comunque mostrano una loro vicinanza a stili di vita meno tecnologizzati.
Riuscire a legare così strettamene l’aspetto visuale a quello musicale spinge a
guardare i video dei White Stripes e a godere non solo della musica, che ha
raggiunto vette di popolarità molto alte, soprattutto in Italia, ma a collegare
ogni loro singolo ai lavori dei registi che di volta in volta hanno girato i
video, contribuendo ad una esperienza musicale ampliata ed estremamente
coinvolgente.
Forse la scelta estetica e cromatica del rosso accostato al
bianco e talvolta al nero è stata sin da subito necessaria per collocare
cromaticamente il duo di Detroit, come accade nelle più classiche campagne di
comunicazione, ma a lungo andare sulla tricromia bianco-nero-rosso si è
accostato uno stile musicale e concettuale, così che aprendo i loro dischi si
ha la sensazione di accostarsi a qualcosa di estremamente semplice che forse è
unicamente definibile con tre colori: il rosso, il bianco e il nero.
A cura di Luca Romano